Vi racconto la mia quarantena

Salve a tutti! Innanzitutto, come state?

Sto pensando di scrivere questo post da tanto, tantissimo tempo, ma un po' per timidezza un po' per pigrizia ho rimandato a lungo questo momento, pensando di apparire indiscreta o troppo ridondante. 

Anch'io, come immagino la maggior parte di voi, in questi due mesi sono rimasta chiusa in casa, tranne che per recarmi qualche sporadico pomeriggio al maneggio dove lavoro, per prendermi cura degli animali ivi custoditi.



Per il resto, la quarantena ha interrotto bruscamente la mia vita, che - specie in questi ultimi tre anni - si era fatta davvero molto intensa. Avevo tanti, tantissimi progetti per quest'anno, e non solo letterari: il mio lavoro aveva infatti preso una curva tutta in salita, sarei tornata a fare gare, avrei continuato la mia formazione da istruttrice. C'erano tanti bellissimi progetti in atto nella struttura dove lavoro, e non vedevo l'ora di buttarmi a tavoletta in queste nuove avventure. Pazienza, mi son detta con una stretta al cuore: è un momento, passerà. Non ho perso queste opportunità, per fortuna, solo rimandate più avanti sul calendario. 

Non è la prima volta che finisco in quarantena. La prima è avvenuta due anni fa, quando una mononucleosi non diagnosticata per tempo aveva letteralmente mandato in tilt il mio corpo, facendomi correre il rischio di lasciarci letteralmente la pelle per il perforamento di fegato e milza, che si erano gonfiati a livelli impressionanti. E per una come me che lavora in uno degli sport considerati ad alto rischio - al tempo mi stavo preparando anche per un cross - vi lascio immaginare il colorito della mia pelle quando mi dissero che cosa stavo rischiando.

Per me furono giorni carichi d'ansia, dove un semplice controllo ambulatoriale si trasformò prima in un ricovero d'emergenza al pronto soccorso (e io il giorno dopo avevo il penultimo esame della Scuola di Specializzazione!) e poi quaranta giorni di immobilità assoluta a casa, mangiando pressoché nulla e venendo monitorata di continuo con esami del sangue. Il tutto con dolori allucinanti alla pancia e alla gola (la prima sera avevo le tonsille così gonfie che facevo fatica a respirare) e una debolezza cronica che mi sono trascinata per ulteriori sei mesi, durante i quali sono tornata lentamente al lavoro e in seguito a montare a cavallo, il tutto con una lenta e snervante riabilitazione. Ma ce l'ho fatta: ora sto bene, sono forte e, posso dirlo, sono riuscita a cavarmela. Diciamo che, dopo essere tornata in piena corsa, un'altra quarantena era l'ultima cosa che mi mancava!



Perché ve lo racconto? In primis perché quei giorni, per quanto di arresto forzato, sono stati molto importanti per me, in un periodo tra l'altro molto difficile della mia vita. 

D'accordo, premetto che c'è chi è stato molto più sfortunato, ogni giorno si sentono e si vedono cose terribili - io per prima ho parenti e conoscenti che lavorano in ospedale e stanno combattendo l'epidemia in prima linea, quindi so perfettamente cosa sta accadendo - però ho deciso di scrivere lo stesso questo post per offrire il mio personalissimo punto di vista, sperando che sia di aiuto e di conforto per coloro che, in questo momento particolare, si sente giù e ha bisogno di una piccola spinta.

Questo periodo mi ha fatto ripensare alla mia prima quarantena, quella dovuta alla mononucleosi, e quanto mi è stato dato da essa. C'è un post che gira sui social in cui si vede un fiore bagnato dalla tempesta che dice esattamente questo:

Non è quello che volevo, ma ciò di cui avevo bisogno.

Quando sono finita in pronto soccorso mi trovavo in un altro momento molto importante della mia vita: stavo terminando la Scuola di Specializzazione e allo stesso tempo stavo lavorando a manetta nel maneggio in cui ancora oggi mi trovo. Era un periodo di forte tensione famigliare, dove il desiderio di accontentare le aspettative dei miei cari era ormai entrato in aperto contrasto con quello che volevo fare davvero della mia vita, ovvero lavorare con i cavalli e i bambini, restando a stretto contatto con la natura. Ma era anche un periodo di grande crisi, dal momento che negli anni precedenti avevo visto il peggio del peggio dell'equitazione e il fatto di non essere per niente supportata da casa mi faceva sentire una sorta di Don Chisciotte allo sbaraglio contro i mulini a vento. Sapevo che stavo per fare un salto nel buio, e che probabilmente me ne sarei pentita.




La malattia mi ha costretta a fermarmi, mi ha dato l'opportunità di riflettere. Pur fragile e spesso incosciente, ho capito cosa volevo fare davvero. Volevo aiutare gli altri, e allo stesso tempo ricercare nell'equitazione quel contatto e relazione con l'animale che sarebbero diventati la chiave di ciò che avrei condiviso e insegnato agli allievi. Mi sarei presa cura dei cavalli, a prescindere dalle loro origini, così come dei ragazzi che avrebbero bussato alla nostra porta. Ho scelto anche di specializzarmi non solo nel settore pony, ma anche negli Interventi Assistiti con gli Animali, percorso che in un solo anno mi ha portata molto lontana e mi ha permesso di trovare la stima e l'incoraggiamento da parte delle persone giuste.

Oggi, a distanza di due anni, sono stata costretta ancora una volta a fermarmi, per questo ne ho approfittato per gettare basi ancora più profonde di questo cambiamento. Perché ora so che fermarsi non è necessariamente la fine. Si tratta di un'opportunità per riflettere e allo stesso tempo rafforzare ciò che si stava facendo prima.

Per questo, non c'è stato giorno in cui non sia rimasta con le mani in mano. Ne ho approfittato per curare quegli aspetti che la mia frenetica vita di tutti i giorni non mi permetteva di coltivare. Ho finalmente trovato del tempo da dedicare al mio compagno, cosa che negli ultimi mesi non ero riuscita a fare come volevo nonostante stessimo passando un momento difficile, per stargli vicino, fargli capire che c'ero, che sarei comunque rimasta al suo fianco e che allo stesso tempo i miei sentimenti verso di lui erano immutati, o meglio, maturati, come lo siamo stati noi come persone.

Ho approfittato del tempo in scuderia per migliorare la mia tecnica, rafforzare il mio legame con i pony della scuola, ascoltare le loro emozioni e vivere il parco dove abbiamo sede in maniera intima e raccolta, nel silenzio della natura che pian piano si riprendeva ciò che le apparteneva. E poi ho studiato, studiato tantissimo. Ho partecipato a corsi e Webinar, mi sono fatta seguire settimanalmente dalla mia istruttrice, ne ho approfittato per curare tutto ciò che sentivo ancora debole e acerbo.

Ho dato modo di lavorare sulla mia autostima, fare progetti, tracciare un percorso concreto.

Ho iniziato a collaborare con un blog, http://www.theequestrianacademy.com/ dove ho potuto unire la mia passione per la storia dell'arte a quella per i cavalli.

Ma soprattutto ho scritto, ho scritto tantissimo.
Attualmente, in cantiere ho ben due libri. Il primo è una storia che parla di cavalli che avevo scritto molto tempo fa, e che ora mi piacerebbe condividere con voi.
Il secondo è un thriller ambientato a Roma, forse di gran lunga più cupo rispetto alle mie ultime scritture, e decisamente il romanzo più lungo che abbia mai scritto: si trova ancora in fase di stesura, ma ormai manca poco alla fine.

Scrivere è stata la mia ancora di salvezza in questo periodo. Mi ha permesso di metabolizzare ansie e paure, e trasformarle in qualcosa di positivo. Mi ha aiutata a riflettere, a ritrovare me stessa tra le righe di quelle storie che apparentemente sembrano lontane da me, e che invece mi toccano da vicino.

La paura del diverso. La ricerca del proprio destino. L'amore che alla fine spezza ogni catena.

Questi sono i temi che mi sono trovata ad affrontare in queste storie, e spero a breve di poterle condividere con voi.

Ecco, ho voluto raccontarvi questa mia esperienza per ricordare che il tempo che abbiamo è il nostro tesoro più prezioso e per questo, anche quando la vita ti mette di fronte a delle prove, bisogna trasformare quello che si ha - anche se poco - in una risorsa. A me ha insegnato molto, nel mio piccolo, mi ha aiutata a crescere. 

Spero davvero che sia stato così anche per voi. Se avete voglia di condividere qualche esperienza con me, mi farà molto piacere ascoltarvi :)

Da adesso vedrò di essere più presente, anche con la scrittura, cercando di conciliarla il più possibile con i miei impegni quotidiani. Tenetemi d'occhio: anche se silenziosa, in realtà vi penso sempre!

Vostra,

F.

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