La Torre sul mare: un piccolo assaggio del nuovo libro in arrivo il 16 luglio

L'estate è la stagione giusta per nuove storie da portare con noi, specie se ambientate in luoghi di mare immersi nella natura.
Se il libro che state cercando rientra in questa categoria, allora non potete proprio perdervi La torre sul mare, in uscita su Amazon il 16 luglio 2020.

La storia parla dell'amicizia tra Ilenia, una ragazzina di 12 anni dotata di una grande passione per i cavalli, e Pasubio, uno splendido stallone dal manto nero considerato indomabile. Il legame che si instaura tra i due sin dalla nascita del cavallo, segnata da un oscuro evento, verrà però messo a dura prova dall'avidità delle persone che li circondano, attratte dalle straordinarie doti di Pasubio come potenziale cavallo da corsa.
Sarà Ilenia, attraverso la propria dolcezza ed empatia, a permettere a coloro che incontreranno sul loro cammino di guardare oltre le apparenze e salvare l'animale da un destino pericoloso, ricevendo in cambio qualcosa di completamente inaspettato.

Perché leggere La torre sul mare?

Perché è un libro per ragazzi che parla di amicizia, di libertà, ma soprattutto ci permette di raccontare il difficile periodo dell'adolescenza attraverso gli occhi della protagonista, il cui amore per i cavalli le permetterà di essere finalmente accettata dai propri coetanei e di spiccare il volo verso l'età adulta.

Perché è una storia di cavalli, ambientata in una delle zone d'Italia dove il contatto con questi animali è più fortemente radicato, per quanto in alcuni ambiti sia rude e brutale; e come, per contro, un approccio basato sul reciproco rispetto, l'ascolto e l'empatia arrivi addirittura a rovesciare tradizioni antiche secoli. 

Perché è un inno alla natura, nella sua bellezza e inviolabilità, e permette di viaggiare lontano, anche solo con la fantasia. 








Estratti



TEO E ARON






Teo era appoggiato alla staccionata e fissava con molta attenzione l’occupante del recinto. Era il cavallo più bello che avesse mai visto. Il pelo era del colore del fuoco e il sole disegnava mille riflessi dorati lungo il dorso. La coda e la criniera erano curate nei minimi dettagli. Stava galoppando a tutta velocità nel recinto. Era incredibilmente veloce. La testa era reclinata fino a quasi toccare il petto col muso, e tutte le volte che gli passava vicino il ragazzo sentiva la terra tremare sotto i suoi zoccoli.

Certo, non avrebbe mai sostituito Bobo, ma doveva pur ricominciare se non voleva perdere la sua più grande passione. Per questo doveva rassegnarsi ad andare avanti una volta per tutte. D’ora in poi, avrebbe contato solo il presente da costruire, minuto per minuto, attimo per attimo, fino ad assemblare tutti i pezzi del nuovo mosaico, completamente diverso dal primo. Non si sarebbe più affezionato a nessun cavallo che avrebbe montato da lì a duemila anni. Tanto lo sapeva che, prima o dopo, si finiva sempre per perdere ciò a cui si teneva di più. Era una questione di vita o di morte. Lo aveva visto in molti altri fantini come lui, e aveva capito che avrebbe dovuto farsene una ragione, se voleva continuare a stare in quell’ambiente. In fondo, era questo ciò che era, e non sarebbe mai stato in grado di immaginarsi all’interno di panni diversi.


Accanto a lui c’erano suo padre, lo zio e il proprietario del cavallo.


«Ti piace Aron, eh?»  disse questi.


«È splendido.»


«Puoi dirlo forte. In un solo anno già tre vittorie, m’ha fatto. Pensa che io volevo mandarlo al Palio di Siena, ma poi il tempo e la salute non sono stati molto clementi, anche se m’è dispiaciuto. Tre giri di pista in un minuto te li fa tutti. C’è tanto sangue.»


«Mi piacerebbe averlo.»


«Tremila euro e te lo porti a casa anche oggi, ti sta bene?»


Teo fissò il padre ed entrambi si scambiarono un’occhiata d’intesa. Ettore chiese all’uomo se il ragazzo poteva provare il cavallo e lui rispose di sì. Mentre andava a prendere i finimenti, Teo rimase solo accanto al recinto.


Aron alzò il capo, fingendo di essersi accorto della sua presenza solo in quel momento. Il ragazzo allungò la mano verso il cavallo e lui gli trotterellò vicino per annusarla. Aron arricciò il labbro superiore sollevando il capo e mostrando una fila di denti giallastri. La cosa fece scoppiare Teo in una risata divertita.


Nel frattempo, il proprietario era tornato dalla scuderia. Sellò Aron e porse le redini a Teo. Il ragazzo montò subito in sella e, dopo un rapido riscaldamento, partì al galoppo. A ogni falcata, il ragazzo si sentiva sempre più in sintonia con lui. Quel cavallo era proprio versatile e sensibile ai comandi. Il bello era che pulsava di energia e dalla voglia di correre. Bello e focoso. Il cavallo dei suoi sogni.


Riportò Aron al passo e si voltò verso suo padre rivolgendogli uno sguardo d’intesa.




ILENIA E PASUBIO




Aveva appena finito di dire queste parole, che un lampo illuminò il paesaggio e la ragazza ebbe l’impressione di aver visto qualcosa muoversi all’esterno. Un attimo dopo, un tuono scosse l’aria e Dina si impennò terrorizzata, ma poi, una volta riappoggiate le zampe a terra, non ripeté l’azione. Si irrigidì invece contro la parete, dilatando le narici e fissando l’esterno con un misto di paura ed eccitazione.

«Dina, che fai?»
La ragazza si mosse verso l’animale, ma un attimo dopo si bloccò anche lei come se fosse stata congelata, fissando con terrore l’entrata, tendendo l’orecchio al minimo suono. Fra lo scrosciare della pioggia, udì un rumore sordo e fu allora che si rese conto che bisognava davvero aver paura in quel momento.
Dina drizzò improvvisamente le orecchie, emettendo un nitrito acuto e agitando la testa.
«Zitta, scema!» bisbigliò la ragazza, cercando di trattenerla.
Cadde un altro lampo e questa volta il cavallo misterioso venne rivelato. Era un animale molto alto e robusto, sicuramente selvaggio, ma non assomigliava affatto ad un maremmano; piuttosto a un purosangue, slanciato ed elegante. E una cosa era certa: era quello il cavallo che aveva udito nella pineta quando aveva scoperto il sentiero.
Era sicuramente uno stallone e la cosa la terrorizzò: se a quel bestione gli fosse saltata la mosca al naso, l’avrebbe caricata. Scossa dai brividi di freddo e di paura, Ilenia si acquattò in un angolino senza perdere di vista l’uscio.
Sperava che se ne andasse, ma il rumore di zoccoli si faceva sempre più vicino e, alla fine, accadde ciò che la ragazzina temeva: il cavallo entrò nella torre. Ora che lo vedeva da vicino, si rese veramente conto di quanto potesse rivelarsi pericoloso un animale del genere. Le zampe erano forti e muscolose, il torace profondo e Ilenia avrebbe giurato di vedergli le vene del collo possente pulsargli rabbiosamente. La criniera e la coda erano lunghissime, sporche e incolte. Quel cavallo s’intravedeva appena nell’oscurità, tanto nero era il suo mantello. L’unica cosa che si distingueva nitidamente dell’animale erano gli occhi, di un’innaturale color del miele, che gli davano un’espressione simile a quella di un falco. Ilenia non aveva mai visto un cavallo con il mantello così nero e gli occhi, sì quegli occhi, così gialli e inquietanti, a meno che…
Non esisterà mai un cavallo uguale a questo. Non ce ne sarà mai un altro che nascerà con questi occhi gialli e con quest’espressione inquietante e allo stesso tempo così nobile. Nessuno avrà mai il mantello nero come il suo.
Lo stallone annusò l’aria, dilatando le narici.
Non ne esisterà mai uno uguale.
La ragazza si portò alle labbra le dita tremanti e ed emise un debole fischio, che però le morì subito in bocca per la paura. Lo stallone puntò le grosse pupille su di lei e volse le orecchie in avanti, poi il suo sguardo cadde su Dina. Lo stallone nitrì debolmente con una voce profonda ed energica; poi uscì dalla stanza, si voltò impennandosi spaventato da un fulmine che in quel momento squarciò l’orizzonte e, mentre il tuono scuoteva la terra, fuggì al galoppo.  




LA PRIMA VOLTA IN SELLA 


Era un caldo pomeriggio di metà luglio e tutta la famiglia era radunata intorno al recinto. Un silenzio teso cadde nel momento in cui Ilenia entrò in campo tenendo Pasubio per le briglie, accompagnata da Ettore.
Si posizionò al centro, si sistemò le staffe e strinse il sottopancia; poi fece per mettere il piede sinistro nella staffa. Pasubio era così alto che da sola non riusciva a darsi lo slancio necessario per salirgli in groppa, quindi dovette aiutarsi con uno sgabello di legno.
Non appena avvertì la sua gamba passare dall’altra parte dell’animale, le mancò il fiato: finalmente, il suo desiderio era stato esaudito!
Una volta in sella, si sentiva incredibilmente alta. Cercò di rilassarsi, aprendo le spalle e respirando a fondo; poi abbassò i talloni e strinse dolcemente le gambe intorno al costato del cavallo, che partì subito al passo.
Ilenia aprì la redine destra e lo condusse sulla pista, mantenendo l’andatura. Fece due giri di campo cambiando anche di direzione; poi tirò dolcemente le redini, fermandolo.
Il gesto fu accompagnato da un applauso. A quel punto, Ilenia trasse un profondo respiro. Era arrivato il momento di alzare il tiro.
A un cenno di Ettore, la ragazza aumentò la pressione delle gambe, fino a quando Pasubio non ruppe al trotto. Il cambio di velocità le fece sobbalzare il cuore. Il cavallo aveva un’andatura morbida e cadenzata, la schiena che oscillava dal basso verso l’alto a ogni falcata. Ilenia strinse le gambe e prese ad alzarsi e sedersi sulla sella al ritmo con il suo movimento.
Poi, nel momento in cui capì che ce l’avrebbe fatta, si sedette comoda e chiese il galoppo. Fu come volare. Pasubio correva velocissimo. Ilenia lo seguiva con fiducia, il vento che le schiaffeggiava il viso. Fu un momento bellissimo, un cui le sembrò di essere sospesa tra la terra e il cielo.
Poi, anche se con dispiacere, la ragazza rilassò le spalle e gli chiese dolcemente di rallentare. Pasubio si fermò al passo, allungando docilmente il collo in avanti.
L’intera famiglia esplose in un applauso carico di commozione, Ettore che batteva le mani più forte di tutti. In quel momento, Ilenia si sentiva l’essere più felice della terra. Ce l’aveva fatta, era riuscita a montare il suo cavallo come aveva sempre sognato!
Le sue braccia circondarono il collo possente dell’animale, affondando il volto nella criniera ispida e ondulata.
«Grazie» sussurrò, il cuore colmo di gratitudine.








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