HO SCRITTO UN NUOVO LIBRO!

 




"Regola numero uno, mai dare nell’occhio.
Regola numero due, resta sempre vigile.
Regola numero tre, parla solo di cose che non possono comprometterti.
Regola numero quattro, se possibile mai rivelare il proprio vero nome.
Regola numero cinque, evita le Sentinelle a ogni costo."



Le luci calano su Roma. E' una bella serata di metà ottobre, quando gli ultimi echi dell'estate danzano insieme all'abbraccio pungente della tramontana. La città continua a scorrere tra le luci della notte, ignara di due occhi viola che la osservano dall'alto.

Sono loro, le Sentinelle, che dai tetti di Roma sorvegliano silenziosamente i suoi abitanti, pronti ad entrare in azione qualora qualcuno della loro gente si trovi in pericolo. Sono guerrieri addestrati dai migliori maestri del mondo, guardiani di due mondi perennemente in conflitto fra loro - quello umano e quello magico -, custodi di un delicato equilibrio in costante pericolo di rottura. Con il rischio di generare una guerra, come in passato. Come ai tempi della Peste Nera. Come durante i secoli bui dell'Inquisizione. 

In questo mondo spaccato in due tra chi possiede la magia e i Cacciatori di streghe, le Sentinelle si distinguono per un raro quanto prezioso potere: l'Empatia, cioè la capacità di avvertire l'energia altrui, se buona o cattiva, quanto basta per distinguere un nemico da un amico. Un Mago Bianco da un Mago Nero, per esempio. 

Alice Donati è una di loro. Per la precisione, la più giovane Sentinella degli ultimi duecento anni. E' entrata a far parte dell'Ordine quando aveva appena compiuto dieci anni, e sin dal primo momento si è mostrata una valorosa guerriera. Insieme alla sua squadra, la ragazza ormai adolescente pattuglia la città ogni notte, scontrandosi con i Cacciatori e salvando la sua stessa gente da coloro che ne vogliono la distruzione.

Fino a quando, in un pomeriggio di autunno, non fa un incontro che farà crollare per sempre ogni sua certezza. Mentre la ragazza sta facendo jogging tra le ombre di Villa Borghese, i suoi sensi percepiscono una fonte di energia spropositata, e dannatamente pericolosa. Un Mago Nero. Alice non ne ha mai visto uno - sono infatti una parte in estinzione della loro comunità - ma sa che può rappresentare un pericolo. I Maghi Neri, infatti, sono stati la causa delle guerre con gli umani, in quanto la loro magia è legata alle forze del male. 

Quella stessa sera, il primo di una serie di efferati omicidi terrorizza la Capitale. Il modus operandi richiama chiaramente a Jack, un Cacciatore di cui nessuno conosce l'identità, ma il cui nome basta a far rabbrividire anche i membri più anziani dell'Ordine. E se ora si trova in città, vuol dire che sta dando la caccia a qualcosa di grosso. Un Mago Nero, ad esempio.

Un Mago Nero che risponde al nome di Caspar Von Lendermann. Alice non crede ai suoi occhi, quando finalmente riesce a incontrarlo di persona. E' un ragazzo proprio come lei, studia Storia dell'Arte alla Sapienza e ha rinunciato da tempo alla magia per mescolarsi tra gli esseri umani, cercando in qualche modo di dimenticare i fantasmi dell'oscuro passato che molti anni prima lo ha privato della sua famiglia. 

Alice è confusa e spaventata. Mille dubbi iniziano a fare a pugni nella sua testa. I suoi sentimenti iniziano a prendere una piega contrastante, oscillando tra la voglia di indagare a fondo su questo ragazzo spuntato dal nulla, il cui passato sembra allacciarsi così pericolosamente al suo, e di lasciarsi andare a dei sentimenti che non riesce ancora del tutto a controllare. Dei sentimenti che sia lei che Caspar credevano fossero a loro proibiti. 





La Roma delle Sentinelle


L'idea di scrivere qualcosa su Roma doveva arrivare, prima o poi. Roma è la città dove sono nata e cresciuta, dove ho studiato e trascorso gli anni della mia adolescenza. Come molti romani, nutro verso di lei dei sentimenti altamente contrastanti. 

Da una parte l'immortale bellezza del centro storico, con i suoi monumenti, le chiese e i palazzi signorili, i musei e le piazze, le fontane e gli obelischi. Un trionfo della Roma barocca e ottocentesca, che sembra quasi essere uscita dalle pennellate di un visionario Caravaggio.

Dall'altra le periferie che si espandono come un cancro, la modernità che fagocita il vecchio, i casermoni che si affacciano sullo scheletrico cavalcavia della Tangenziale est, i Colli Albani che dovrebbero esserci ma non si vedono, nascosti al di là di alti muri di cemento armato, la metropolitana e la stazione, con l'Esquilino che si estende alle sue spalle.

Una città complicata, sporca e allo stesso tempo bellissima, torbida come una vecchia puttana e maestosa come la più nobile delle matrone, ricca di contraddizioni che ne alimentano il caos sopra cui sembra affondare le sue stesse fondamenta: così come al disotto delle più belle chiese della città si nascondono cripte e catacombe teatro di ogni sorta di orrore, allo stesso modo nel cuore della più squallida periferia può accadere qualcosa di straordinario, al punto da lasciare senza fiato al disotto di un cielo azzurro e perfetto di metà ottobre. 

Roma per me è stata così, fonte di amore e di odio. E sempre bella da fare male, come quell'amore perduto di cui conserverai sempre il ricordo nel cuore, che per quanto ti abbia ferito continua ancora a bruciare di una fatua felicità.

Non c'è posto per i turisti, in questa città dai mille volti, o se si incrociano è solo per poco, sullo sfondo, lasciando respirare la campagna stritolata dalle periferie che però ancora riecheggia del quieto splendore che in passato aveva catturato l'immaginazione di artisti provenienti da lontano. 

E' all'interno di questa cornice che i personaggi vivono e si muovono, il loro racconto vuole essere uno spaccato di una città ben lontana da quella che il cinema e la televisione ci tramandano, ma qualcosa di ben diverso, di segreto, che spesso mi sono immaginata di raccontare a un ascoltatore venuto da fuori, straniero, rivelandogli il perché Roma è così straordinaria, così dannatamente complicata, lasciandone intravedere la realtà dietro la finzione, il quotidiano dietro ogni tentativo di retorica. 





Una storia di ribellione


Di tutti i miei lavori, La Sentinella rappresenta certamente un punto di svolta. Di certo è la storia più adulta che abbia mai scritto finora, e non solo per la componente thriller. E' un romanzo in cui i protagonisti sono giovani adulti che si stanno affacciando nel mondo esterno, che spesso si rivela ostile e pieno di incertezze, e non solo nella sua dimensione del soprannaturale.

Se per questo, Alice e Caspar oscillano continuamente nella dicotomia tra umano e magico, in un funambolico equilibrio tra i due mondi: da una parte temono i Cacciatori, dall'altra si chiedono che cosa riservi loro il futuro, barcamenandosi tra le prime pene d'amore e l'incertezza di trovare un lavoro dignitoso una volta finiti gli studi. 

Alice è la classica adolescente che si sente brutta, anche se in realtà non lo è affatto. Vive la propria femminilità con disagio, la nasconde dietro un taglio di capelli corto e ribelle e le larghe magliette a righe che tanto adora indossare; ma è nel momento in cui, con l'aiuto della notte, ella indossa le sue vere vesti che di colpo l'eterna goffaggine scompare, lasciando posto alla giovane guerriera dalla forza di cento uomini. 

Lo stesso vale per Caspar, il quale, nonostante abbia una pesante eredità da portare, adora il genere umano in ogni sua espressione, e il suo amore per l'arte ne è la conferma. Caspar adora stare in mezzo alla gente, è curioso e perennemente alla ricerca di qualcosa di nuovo, è un ragazzo sensibile e molto intelligente, adora scrivere ma senza ostentarlo, i suoi pensieri sono qualcosa di troppo intimo per essere rivelati a chi non sa apprezzarne le mille fragilità. 

I due protagonisti sono prima di tutto due persone, due individui, che dietro i poteri magici stanno cercando semplicemente il loro posto nel mondo, e allo stesso tempo la loro identità.

Allo stesso tempo, La Sentinella è un romanzo che tocca tutte le corde più fragili della mia generazione, o almeno è questo ciò che provavo mentre mi trovavo nella fase di stesura, che è coincisa con un momento molto delicato della mia vita - il biennio tra il 2018 e il 2020 -, quello in cui mi sono trasferita a Nord e, dopo un tuffo nel vuoto, ho cambiato radicalmente vita, osando cambiare una rotta che sembrava definita e costruendo giorno dopo giorno la persona che sono oggi, il tutto con una pandemia in atto. Sono stati anni burrascosi, gli ultimi, in cui ci sono state tragiche rotture, ma anche splendidi inizi. Una brutta convalescenza, così come l'incontro di persone meravigliose che mi hanno permesso di trovare la mia strada, incoraggiandomi in ogni modo. Ma anche mille incertezze e paure, sommate alla voglia di mettersi in gioco e di non fermarsi mai. Di dire di sì alla vita anche quando le mie scelte sembravano una semplice follia.

In questo periodo, specie mentre mi trovavo convalescente, ho ripensato spesso agli anni del liceo. A Roma. A ciò che avevo lasciato indietro, ma allo stesso tempo a ciò che era giusto restasse laggiù. Una riflessione necessaria per andare avanti, e accogliere il presente a braccia aperte. 

Alice e Caspar riflettono i due aspetti più intimi di me. Da una parte l'empatia, lo spirito di sacrificio, il perenne senso di adeguatezza che cozza con un corpo e uno spirito di una forza spropositata. Dall'altra la semplicità, l'umiltà, il desiderio di essere accettati anche se ci si sente diversi, fuori posto, alla ricerca del proprio angolo nel mondo. Entrambi i protagonisti pensano spesso di lasciare Roma, di costruirsi un futuro altrove, eppure non riescono a staccarsi del tutto da questa città bella e caotica, con cui hanno un legame troppo forte per spingerli ad andare via. Anche se con il tempo sta diventando troppo stretto, iniziando a soffocarli. Un chiaro indizio lo è nei primi capitoli, quando Caspar è inquietato dall'ombra del Cupolone che incombe sulla città indorata dal sole del primo pomeriggio. 

Alice è ai ferri corti con l'Ordine, in particolar modo con Cesare, l'Alfa della sua squadra. Una figura paterna che da sempre l'ha accompagnata nella sua crescita nel mondo magico, ma che ora sta iniziando a diventare eccessivamente apprensiva e invadente, ignorando che lei ormai non è più una bambina, sa perfettamente cosa fare e quando agire per il bene di tutti. Specie dopo aver scoperto che persino uno come lui può commettere degli errori. 

La Sentinella non è solo un thriller, ma anche un romanzo di formazione. Parla innanzitutto del diventare adulti, nel momento in cui ci si affaccia per la prima volta - talvolta anzitempo - in un mondo che spesso è volentieri si rivela crudele e spietato, e si impara a convivere con le sue regole. Ma anche a ribellarsi ad esse. Alice e Caspar sono infatti due ribelli per eccellenza. Hanno vissuto per tutta la vita al disotto di regole rigide che sembravano dare loro sicurezza, ma ora iniziano ad arrivare i primi dubbi se ciò che hanno sempre conosciuto sia effettivamente giusto. E se non è invece giunto il momento di cambiare le cose. 





L'Empatia salverà il mondo?


Non è quindi un caso se il poter per eccellenza della protagonista è proprio l'Empatia. La capacità di percepire l'altro, di capirlo, di vedere al di là delle apparenze. Senza alcun filtro, senza alcun velo, senza alcuna retorica. Nel bene come nel male. 

L'arma più potente che ha contro il villain della storia: Jack, uno dei Cacciatori più temuti e sanguinari degli ultimi vent'anni. Un serial killer, in poche parole. Che, come attestano studi accreditati, equivale a una persona del tutto priva di empatia. Per Jack in particolare, ai cui occhi malati - perché di questo stiamo parlando - chiunque sia in possesso della magia non è più definibile un essere umano, ma un oggetto, una cavia da laboratorio, qualcosa da dissezionare e osservare con freddezza come un insetto raro inchiodato in una teca. 

Jack è uno dei villain più complessi e allo stesso tempo più disturbati di cui abbia mai scritto. E' un carnefice, questo è certo, ma allo stesso tempo il prodotto malato della società in cui viviamo. E' una persona sola, abbandonata ai propri demoni, senza avere gli strumenti giusti per combatterli. Al contrario, è stato manipolato da chi doveva aiutarlo, alimentando il male che c'era in lui e usandolo per degli scopi ignobili. 

L'esatto contrario di Caspar e Alice, i quali, per quanto indifesi, hanno imparato ad accettare anche quanto di negativo esiste al mondo, e di ribellarsi ad esso, di trovare sempre una via d'uscita - una ribellione, appunto -, la forza di dire di no al pregiudizio e alla violenza che spesso viene inculcato da chi vive di freddi ideali, senza fermarsi a guardare oltre le apparenze.

In passato, la strega era colei che si opponeva alla società, una diversa, una ribelle. Qualcosa da estirpare. Alice è una strega, ed è una ribelle persino tra i suoi simili. Lo stesso vale per Caspar, che non si piega alla Magia Nera che scorre nelle sue vene, mettendola di fronte a un cuore e un'anima di una purezza sconcertante. 

Alice e Caspar sono solo due ragazzi alle soglie dei vent'anni, è vero, ma la loro forza equivale a quella di un esercito. La forza di dire di no, come canta Vasco in una delle canzoni preferite di entrambi. La forza di mettere l'empatia di fronte alla violenza, l'amore di fronte al pregiudizio. La loro può essere una semplice storia piena di cliché. Ma anche qualcosa raccontato col cuore e la sincerità di una giovane scrittrice che vive la sua epoca piena di contraddizioni, cresciuta in una città difficile e alla ricerca della propria strada. Che non smetterà mai di rivendicare.

Perché, per essere dei veri ribelli, ci vuole coraggio. Tanto, tanto coraggio.






Spero sinceramente che questo libro vi piaccia, per quanto sia la storia più adulta che abbia mai scritto. Ma l'ho fatto col cuore, e come tale sono profondamente affezionata a ciascun protagonista, al punto che già mi mancano tutti moltissimo, e credo che mi rimetterò presto a scrivere di loro. Tra tutte le storie che ho scritto finora, infatti, la loro ha avuto un impatto fortissimo su di me. Mi sembra quasi di conoscerli da una vita, Caspar e Alice. Come due vecchi amici che non vedo l'ora di riabbracciare.

Ora però è meglio che taccia, e lasci parlare loro.

Dal profondo dell'anima.


Dove leggere "La Sentinella"



Evanescence - Bring me to life

Una delle canzoni che hanno ispirato "La Sentinella"



  

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